Intelligenza Artificiale: un’espressione fuorviante, impropria, che molti non a caso propongono di cambiare, in quanto la IA non pensa, non pondera, non si cimenta in elaborazioni complesse, ma si limita a produrre la risposta statisticamente più probabile, scialba, conformista – in definitiva la meno “intelligente” – agli input ricevuti. Esaurita la premessa, andiamo al dunque: ce ne dobbiamo occupare. Subito, seriamente, con cognizione di causa. Perché le varie tipologie di IA sono destinate a interagire pesantemente con il mondo del giornalismo e, di conseguenza, a incidere sulla qualità della democrazia in cui viviamo e che vorremmo sempre più avanzata, trasparente, giusta.
È in base a questo ragionamento che il Gruppo cronisti lombardi (Gcl) e il Sindacato cronisti romani (Scr) hanno realizzato il “Press Report 2024 – Speciale Intelligenza Artificiale”. A monte, l’ulteriore convincimento che i mai consunti arnesi del mestiere (le 5 W, il lavoro sul campo, la verifica delle notizie, le inchieste senza timori reverenziali) consentiranno – se adeguatamente valorizzati – di pilotare meglio i processi che la presenza di un “collega” non umano in redazione ha già messo in moto. Si avvertiva il bisogno di un punto della situazione e precisamente questo intende essere il Press Report 2024: un “luogo” capace di stimolare idee e approfondimenti, oltre che un memorandum con le ultime notizie, le criticità, i rischi e le opportunità offerte dalla IA.
Architrave del dossier, il rapporto curato da Nicoletta Prandi, giornalista e saggista, che fornisce il perimetro del campo di studio :cosa è la IA e come nasce; la novità-tornado di ChatGPT, l’app a più rapida diffusione nella storia di Internet; le funzioni legate al giornalismo che potrebbero ricevere un “supporto”, dall’assemblaggio testi alle ricerche d’archivio; la denuncia del NYT contro i big della IA per forme di plagio o furti di dati; i temi urgenti dell’impatto ambientale (consumi abnormi di energia elettrica e acqua, per raffreddare i datacenter) e dello sfruttamento del lavoro (i cosiddetti tasker).
Un focus è dedicato a due casi: la finta redazione del sito gestito da algoritmi CounterCloud, che ha dimostrato quanto sia facile, senza interventi umani, generare disinformazione su scala planetaria, e l’aggregatore di notizie preferito a una redazione, che ha prodotto i primi licenziamenti e la prima vertenza italiana contro la IA nella veste di “padrone” (caso - Upday).
A seguire, nel Press Report 2024, ampia voce a esperti, studiosi, colleghi autorevoli. Luciano Fontana, direttore del Corriere della sera, premesso che “la responsabilità primaria dei giornalisti è comprendere la società e raccontare con onestà la realtà”, invita ad assumere verso l’Intelligenza artificiale “un atteggiamento aperto e al tempo stesso prudente”. Per Stefano Polli, vicedirettore dell’Ansa, “il giornalismo può trarre vantaggio da un uso consapevole e razionale della IA”, ma “servono regole e leggi, citazione delle fonti, verifica delle notizie, qualità nella scrittura, chiarezza”. Roberto Pacchetti, condirettore Tgr Rai, parla del “fermento” già in atto a Saxa Rubra e delle idee allo studio, come “l’uso di modelli linguistici per analizzare i testi in relazione al rispetto della par condicio e del linguaggio di genere, il riconoscimento delle immagini sensibili, la sottotitolazione dei servizi a beneficio dei non udenti e il lettore automatico per i non vedenti”.
Al centro della riflessione anche i considerevoli risvolti sindacali. Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi, parla di “sfida da portare agli editori” per valorizzare “l’indispensabile contributo dell’intelligenza umana”, rifiutando “il consueto approccio che vede nell’innovazione l’ennesima occasione per ridurre posti di lavoro” e non avendo timore di “chiedere retribuzioni adeguate e di porre fine allo scandalo del precariato dilagante”. Valutazioni condivise dai predecessori Giuseppe Giulietti, che citando Brecht e papa Francesco esorta a “insistere sulla centralità della persona, sulla formazione globale, sul possesso dei nuovi alfabeti”, e Vittorio Roidi, che sprona a una più rapida presa di coscienza: “Abbiamo passato il 2023 a discuterne, abbiamo capito che faremo notiziari sempre più veloci ma più piatti e che perderemo posti di lavoro. Chi deve intervenire? Tutti! Stato, sindacato e redazioni possono stabilire regole per utilizzare o fermare i robot”.
Stefano Ferrante, segretario di Stampa romana, amplia la visuale a una scadenza attesa da oltre un decennio: “Intelligenza artificiale e diritto d’autore sono nodi che il prossimo Contratto nazionale di lavoro giornalistico dovrà affrontare. Dalle regole sull’IA, perché sia utile per un’informazione più accurata e non strumento di manipolazione e omologazione, e da quelle sulla tutela del diritto d’autore passa il futuro della professione e della sua dignità”. Gli altri interventi – di Paolo Colonnello, Anna Del Freo, Domenico Fiormonte, Carola Frediani, Andrea Garibaldi, Giovanna Griffo, Riccardo Luna, Roberto Pacchetti, Lazzaro Pappagallo, Alberto Spampinato e Paolo Tripaldi – arricchiscono il confronto di spunti e indicazioni di marcia. E infine, in chiusura del Press Report, un’appendice satirica che a ben vedere tanto scherzosa non è. Tutti contributi utili a portare sui vari tavoli (sindacali, vertenziali, istituzionali) la questione dell’intruso in redazione, che oggi fa un po’ paura ma al quale un giorno potremo persino dire grazie, se avrà concorso a rilanciare un giornalismo più forte, libero, indipendente.
Google del Press Report 2024 (41 pagine da stampare e archiviare)