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Il giornale di una comunità

Dare dignità e valore al lavoro, difenderlo. È il compito essenziale del sindacato. Nel caso della nostra professione c’è un’implicazione in più: con il lavoro dei giornalisti si difende la libertà di espressione, diritto sancito dalla Costituzione. L’informazione è il fulcro della dialettica democratica.  Può sembrare retorica, ma la questione è molto concreta.

Lo vediamo ogni giorno, in una quotidianità sindacale scandita dalle vertenze delle redazioni e dei singoli: testate in crisi, che chiudono, assestando un colpo decisivo al pluralismo; organici ridotti al minimo, con i giornalisti sempre meno a raccontare i fatti dove accadono, sempre più a compilare testi alla scrivania; freelance e precari sotto il costante ricatto di compensi da fame e del rinnovo del contratto; rapporti tesi, se non estremamente conflittuali,  nelle redazioni, sempre meno luoghi in cui si lavora a opere collettive dell’ingegno, come venivano definiti un tempo i giornali, sempre più spesso catene di esecuzione di prodotti asfissiati dall’utopia del marketing, dalle pressioni pubblicitarie, politiche e finanziarie, dagli interessi palesi e meno visibili degli editori.

Per non parlare delle “leggi bavaglio” o degli altri multiformi tentativi di rendere impraticabile il diritto di cronaca, reprimere o mettere ai margini il dissenso.

Il grande assente spesso è il racconto della realtà, sostituito dalla rissa delle opinioni contrapposte, alimentate dalla logica degli ascolti tv, dei click di Internet, del posizionamento politico-editoriale ostentatamente di parte delle testate, della propaganda, si tratti delle guerre o del dibattito parlamentare. Un circolo vizioso che danneggia l’opinione pubblica, aumenta la disaffezione dei lettori-utenti, alimenta la crisi del settore.

L’unica ricetta proposta in questi anni dagli editori è stata il taglio del costo del lavoro, con l’impoverimento dei prodotti editoriali, la loro omologazione. Questa rischia di essere la tentazione anche di fronte all’Intelligenza Artificiale, non strumento per migliorare il lavoro dei giornalisti, ma per sostituirli. È una delle sfide del prossimo rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro, forse quella decisiva insieme alla tutela del diritto d’autore nell’epoca della Rete. Il giornalismo non si salverà con l’informazione fatta a tavolino che si abbevera alle stesse fonti, questa sì a rischio di essere rimpiazzata dall’IA, ma se saprà recuperare le sue ragioni antiche: essere testimoni dei fatti, raccontarli.

È il giornalismo che il sindacato deve difendere e promuovere. Lo dovrà fare con il rinnovo del CNLG e chiedendo nuove leggi per il settore, a cominciare da quella che deve rivedere il perimetro della professione. Dovrà farlo confrontandosi con la categoria e studiando. Dobbiamo guardare al lavoro e al giornalismo che cambiano, alle realtà delle professioni intellettuali che condividono con noi molti problemi, alla società tutta, alla nostra storia. È in fondo il motivo per cui nasce La Romana, il giornale online dell’Associazione, grazie al generoso e gratuito contributo di molti colleghi che ringrazio. Vuole essere la testata di una comunità che osserva, discute, ricorda, propone. Con quelle che sono le cifre della nostra passione: la curiosità, l’esercizio del dubbio e del pensiero critico.

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