Il Giubileo del mondo della Comunicazione sarà il primo evento pubblico, dopo l’apertura della Porta Santa, dell’Anno Santo. Papa Francesco, come gli altri pontefici, ha sempre dato attenzione all’informazione, consapevole dell’importanza del ruolo di tanti colleghi, ancor più oggi che una parte consistente delle notizie passa attraverso i social. Un’occasione anche per valorizzare il ruolo dei giornalisti che lavorano nella Santa Sede?
Si inizierà il 24 gennaio sera con la S. Messa internazionale in occasione della festa di S. Francesco di Sales a San Giovanni in Laterano. Poi sabato 25 mattina il pellegrinaggio alla Porta Santa e l’incontro culturale in aula Paolo VI “In dialogo con Maria Ressa e Colum McCann”, moderato da Mario Calabresi, e il successivo incontro col Papa. Nel pomeriggio del 25 una serie di meeting sul tema della comunicazione, e il 26 la Messa con Francesco a San Pietro.
Papa Francesco da sempre ha mostrato molta sensibilità per la stampa. Il 22 gennaio 2024 ai giornalisti accreditati presto il Vaticano ha detto: “Essere giornalista è una vocazione, un po’ come quella del medico, che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie. Così, in un certo senso, fa il giornalista, che sceglie di toccare con mano le ferite della società e del mondo. È una chiamata che nasce da giovani e che porta a capire, a mettere in luce, a raccontare. Vi auguro di tornare alle radici di questa vocazione, di farne memoria, di ricordare la chiamata che vi unisce in un compito così importante”.
In un’altra occasione, ai pubblicisti tedeschi il 4 gennaio 2024, Francesco ha affermato: “Quanti conflitti oggi, anziché essere estinti dal dialogo, sono alimentati da notizie false o da dichiarazioni incendiarie che passano attraverso i media! Perciò è ancora più importante che voi, forti delle vostre radici cristiane e della fede quotidianamente vissuta, ‘smilitarizzati’ nel cuore dal Vangelo, sosteniate il disarmo del linguaggio”.
Dunque il ruolo del giornalista rimane fondamentale, anche e soprattutto nell’era dei social. Aspetto che il pontefice aveva ribadito al premio Biagio Agnes il 24 giugno 2023, ricordando che “il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va: un muoversi e un desiderio di vedere. Una curiosità, un’apertura, una passione”.
Papa Francesco quindi riconosce il valore del ruolo del giornalista, ruolo però non facile soprattutto in Italia, dove il precariato aumenta e dove sempre meno editori intendono investire in informazione di qualità. I media vaticani (Vatican News, Radio Vaticana, Osservatore Romano, Vatican Media) annunciano un impegno straordinario, con video, audio, podcast, dirette per seguire tutti gli eventi dell’Anno Santo. Lo sforzo da parte del personale redazionale non sarà secondario. Parliamo di ‘personale redazionale’ perché il Vaticano non hai mai riconosciuto, all’interno dei contratti applicati, lo status di giornalista a coloro che lavorano nelle redazioni della Santa Sede, anche se l’Ordine di piazza della Torretta permette l’iscrizione all’albo. Sulla busta paga, compare genericamente la voce ‘redattore’.
Tante redazioni delle 53 lingue nei media vaticani lamentano organici sottodimensionati. Infatti è vero che a gestire il sistema è il Dicastero della Comunicazione, ma poi i cordoni della spesa sono tenuti dalla Segreteria per l’economia (Spe), una sorta di ministero dell’economia del Vaticano, che chiede continui sacrifici. Ci sono casi di part time involontario, che lentamente vengono portati al full time, ma anche contratti a termine rinnovati last minute lasciando in sospeso per settimane la lavoratrice o il lavoratore in questione.
Il dialogo poi con le rappresentanze dei lavoratori è in sostanza ridotto a zero visto che il Vaticano non ammette sindacati, non frequenti le forme di assessment pubblici per conferire questo o quell’incarico in base ai curricula, mentre non sono pochi i sottoinquadrati. Insomma, anche il Vaticano, se si eccettuano pochi fortunati casi, considera il personale un costo su cui agire.