Tutto è possibile, oggi più che mai. Persino una guerra civile in America. Per visualizzarla invece di immaginarla, il regista Alex Garland dirige “Civil War”, un serratissimo film su un plausibile futuro di conquista di città americane attraverso la violenza e le armi. Ma “Civil War” è anche uno spaccato del mondo dei giornalisti e fotografi di guerra, che documentano chi con lucidità, chi con partecipazione adrenalinica, chi con il distacco dell’esperienza, il conflitto in atto.
Nello specifico il giornalista Joel (Wagner Moura) e la fotografa Lee (Kristen Dunst) decidono che resta ancora una sola storia da raccontare: intervistare il Presidente degli Stati Uniti trinceratosi a Washington mentre il Paese è a ferro e fuoco. In macchina con loro salgono anche l’anziano giornalista Sammy (Stephen McKinley Henderson) e l’imberbe fotografa Jessie (Cailee Spaeny), che vede in Lee il suo mito professionale.
Un’America devastata dalla guerra intestina funge da sfondo al viaggio dei quattro protagonisti, mentre a bloccare quel che resta del Governo americano ci pensano le truppe congiunte di Texas e California.
“Civil War” è costruito sulla classica struttura del road movie, ma inserito in una dimensione avveniristica (o distopica come va di moda dire adesso), in cui i reporter protagonisti si mettono in gioco fino in fondo per avere uno scoop. A rendere avvincente il film c’è anche l’inesorabile e nel contempo coinvolgente passaggio di testimone sulla pellicola tra le due donne, la matura Dunst e la spigliata Spaeny, ottime entrambe nel rendere plausibile il loro personaggio dall’inizio alla fine. Se da una parte si tocca con mano l’eventualità di un rivolgimento del Presidente degli Stati Uniti, mentre scorrono le immagini si scopre e si partecipa con pathos alla trasformazione della ventenne fotografa piena di speranze che lentamente, ma inesorabilmente, per scattare la giusta foto arriverà ad accettare qualsiasi condizione.
Il film segna un nuovo percorso per la casa di produzione indipendente A24, che non sbaglia un colpo e che con Garland firma la produzione più costosa mai realizzata dalla sua nascita nel 2012: 75 milioni di dollari il budget stimato. Garland, regista di moderne opere fantascientifiche come Ex Machina o Annihilation, accetta questa volta una sfida importante. E riesce nell’intento. Un film che resta addosso, anche dopo essere usciti dalla sala cinematografica.